Oltre alla pensione, chi ha 60 anni di età può accedere ad una serie di misure erogate dall’INPS. Alcune sono poco conosciute.
Il Governo Meloni ha definito come fascia debole quella degli over 60.
Se un contribuente ha raggiunto tale età, dunque, deve essere tutelato. Ad esempio, sono varie le categorie di sessantenni che possono accedere a specifiche forme di pensione, mentre ad altre sono riservati strumenti assistenziali.
I sessantenni, sicuramente, non possono andare in pensione con i metodi “classici”, ma, se possiedono determinati requisiti, grazie a speciali deroghe o a misure alternative alla pensione di vecchiaia.
Gli invalidi civili, i caregivers e i disoccupati che hanno almeno 63 anni di età possono usufruire dell’APE Sociale. A tal fine, però, servono anche 30 anni di contribuzione.
Tale possibilità spetta anche agli addetti ai lavori gravosi, con 32 o 36 anni di carriera (a seconda dell’attività professionale), di cui almeno 7 svolti negli ultimi 10 anni oppure almeno 6 negli ultimi 7 anni.
Con 60 anni di età, si può richiedere anche la pensione d’invalidità specifica. Chi, infatti, possiede una percentuale di invalidità di almeno l’80%, con conseguente riduzione della capacità lavorativa per la specifica mansione svolta, può accedere al pensionamento già con 58 anni di età (se donna) oppure con 61 anni (se uomo). Per beneficiare della misura, tuttavia, sono necessari anche 20 anni di contribuzione.
I contribuenti che, invece, hanno maturato 41 anni di versamenti e che hanno iniziato a lavorare prima dei 19 anni di età, possono utilizzare Quota 41 per precoci.
A 67 anni, inoltre, indipendentemente dai contributi versati, coloro che hanno un reddito non superiore a 6.542,51 euro annui (se non coniugati) o a 13.085,02 euro (se coniugati), hanno a disposizione l’Assegno sociale. Si tratta di uno strumento assistenziale, che l’INPS riconosce a chi versa in condizioni di difficoltà economiche.
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Le contribuenti possono richiedere anche Opzione Donna, con 60 anni di età (59 con un figlio o 58, con 2 o più figli) e 35 anni di contributi, maturati entro il 31 dicembre 2022. La Legge di Bilancio 2023 ha, però, riservato tale strumento solo alle invalide almeno al 74%, alle caregivers e alla licenziate o dipendenti di aziende in crisi.
Le lavoratrici che, però, hanno raggiunto i 59 anni di età (se autonome) o i 58 anni (se dipendenti) e i 35 anni di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2021, possono andare in pensione con i vecchi requisiti di Opzione Donna. Esiste, infatti, la cd. cristallizzazione del diritto.
Chi ha un ISEE inferiore a 9.360 euro e un reddito familiare minore di 6 mila euro, può presentare domanda per il Reddito di Cittadinanza.
La prestazione sarò, però, attiva solo fino al prossimo 31 dicembre. Dal 2024, poi, verrà sostituita con la Garanzia per l’Inclusione, che assicurerà fino a 780 euro ai nuclei familiari beneficiari.
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