La pensione di invalidità è un trattamento assistenziale che l’INPS eroga per tredici mensilità agli inabili. La somma versata è di circa 300 euro.
A fronte di versamenti mensili di 300 euro, l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale ha chiesto la restituzione ad un’invalida di 12 mila euro.
La pensione di inabilità o invalidità permette ai soggetti con inabilità lavorativa totale e permanente in stato di bisogno economico di ricevere un’entrata mensile per tredici mensilità. Nello specifico il beneficio si rivolge agli invalidi totali di età compresa tra 18 e 67 anni a condizione che soddisfino determinati requisiti reddituali e amministrativi. In più è obbligatoria la residenza stabile in Italia.
Per ricevere la pensione di invalidità è necessario che l’interessato inoltri apposita domanda per il riconoscimento della minorazione nel verbale redatto dalla Commissione medico legale incaricata in seguito all’accertamento sanitario. Nella richiesta di avvio del procedimento, sarà necessario che vengano inseriti anche i dati socioeconomici, l’eventuale svolgimento di attività lavorativa, i dati reddituali, la modalità di pagamento.
Nel 2023 l’importo della pensione di inabilità è di 386,27 euro al mese con limite massimo reddituale di 9.102,34 euro.
Striscia la Notizia ha raccontato la brutta esperienza vissuta da una donna percettrice di pensione di invalidità dal 2020. Nel mese di gennaio 2023 – racconta Capitan Ventosa, inviato di Striscia – la protagonista della vicenda ha ricevuto una comunicazione da parte dell’INPS. L’ente chiedeva indietro 12 mila euro, somma percepita indebitamente dalla donna per “colpa” dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. Quest’ultimo avrebbe versato più soldi del dovuto. Precisiamo che la donna percepisce dal 2020 circa 300 euro al mese.
Capitan Ventosa ha dunque intervistato l’avvocato Pietro Frisani, noto esperto in cause contro lo Stato, appurando che l’INPS può chiedere indietro le somme solamente dopo aver comunicato al pensionato l’errore commesso dall’ente stesso. Lo stabilisce la Cassazione nonché la Corte Costituzionale. Solo dopo la comunicazione, dunque, l’INPS può richiedere la restituzione dei soldi percepiti indebitamente da quel momento in poi e non delle somme ricevute in precedenza.
L’INPS ha inviato la comunicazione alla donna ma chiedendo di restituire i soldi dalla comunicazione in precedenza e non dalla comunicazione in poi. Una somma che, ricorda l’avvocato, si può restituire se dovuta anche in settanta mesi.
Il consiglio di Capitan Ventosa è – qualora dovessero capitare casi spiacevoli – di rivolgersi ad avvocati oppure ad un patronato. La “discussione” con l’INPS, infatti è complessa dato che l’ente afferma di agire nel pieno rispetto delle regole. Alcune sentenze gli hanno dato torto, altre ragione. Ogni caso è diverso e deve essere valutato nella sua specificità – afferma Capitan Ventosa.
Dopo aver ricevuto la comunicazione, dunque, bisognerà chiedere ai professionisti o al patronato di verificare i fatti per capire se la richiesta di pagamento è legittima o meno.
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