Il Decreto Lavoro ha introdotto due novità molto importanti in tema pensione, destinate a rivoluzionare la vita dei contribuenti.
Rinnovo del contratto di espansione e introduzione di nuove finestre per l’invio delle domande per Ape Sociale e pensione anticipata per lavoratori precoci.
Sono queste le innovazioni previste dal nuovo Decreto Lavoro, che porteranno ad uno scivolo delle pensioni fino a 5 anni dalla maturazione dei requisiti. Il contratto di espansione, valido fino al 2023, è stato prorogato per altri due anni e, dunque, il beneficio potrà aversi fino al 2025.
Vediamo, quindi, in che modo cambieranno le prestazioni previdenziali con il nuovo provvedimento.
Il Decreto Lavoro permette alle imprese di predisporre piani di turn over, per organizzare al meglio il pensionamento dei dipendenti più anziani. A tal fine, il contratto di espansione resterà in vigore fino al 2025.
Si tratta di uno strumento che la lo scopo di favorire il ricambio generazionale. Tramite un piano di esodo per i lavoratori prossimi alla pensione, infatti, si assumono dipendenti più giovani. Nello specifico, permette ai lavoratori a cui mancano meno di 5 anni alla pensione, di smettere di lavorare in anticipo e, allo stesso tempo, ottenere un’indennità mensile corrispondente alla prestazione lorda finora maturata.
Non tutti i dipendenti, però, possono beneficiare dei vantaggi del contratto di espansione, ma solo quelli assunti da un’azienda con non meno di 50 dipendenti, con regolare contratto a tempo indeterminato e iscritti al Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD) o a forme sostitutive INPS.
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Il Decreto Lavoro si è occupato anche dell’APE Sociale, fissando i tempi di presentazione delle domande al 31 marzo, 15 luglio e, in ogni caso, entro il 30 novembre di ogni anno.
Il provvedimento non ha, invece, apportato alcuna modifica a Opzione Donna. Lo strumento pensionistico, dunque, continuerà ad essere destinato a coloro che, entro il 31 dicembre 2022, hanno maturato 60 anni di età e 35 anni di contribuzione e che appartengono alle seguenti categorie:
La Legge di Bilancio 2023, inoltre, ha previsto uno sconto sul requisito anagrafico per le lavoratrici con figli. In particolare, possono smettere di lavorare a 59 anni quelle con un figlio e a 58 anni quelle con 2 o più figli.
Per le licenziate e le dipendenti di aziende in crisi, tuttavia, l’età per la pensione anticipata è fissata a 58 anni per tutte, indipendentemente dal numero di figli.
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