La vita di Ayrton Senna venne spezzata dal drammatico incidente di Imola, che avvenne tanto tempo fa. Ecco come scomparve il campione.
La pista di Imola è tornata in calendario nel 2020 per quello che riguarda la F1, dopo esserci stata in pianta stabile dal 1980 al 2006. Questo tracciato è legato indissolubilmente alla morte di Ayrton Senna, che risale ormai a quasi 29 anni fa, anche se il suo ricordo vive in tutti coloro che amano questo sport.
Il brasiliano perse la vita nel week-end più terribile della storia della F1, visto che il giorno prima di Senna scomparve anche un altro pilota, vale a dire l’austriaco Roland Ratzenberg. Il più amato e l’ultimo arrivato, uniti in un destino terribile e che li ha resi, ognuno a proprio modo, immortali.
Il Gran Premio di San Marino del 1994 verrà ricordato come quello più infausto nella storia di questo sport, visti i tragici eventi che avvennero in quei giorni. Le prove libere si disputarono il 29 di aprile, e si iniziò a capire già in quel momento che qualcosa non stesse andando per il verso giusto, anche se nessuno avrebbe mai potuto prevedere la scomparsa di Ayrton Senna.
Nel corso delle sessioni, la Jordan-Hart di Rubens Barrichello andò violentemente a sbattere alla Variante Bassa, ribaltandosi su sé stessa e finendo contro le barriere di protezione. Il pilota fu estratto dopo essere svenuto, ma per fortuna se la cavò solamente con qualche frattura ed un grande spavento.
Ayrton fu il primo a precipitarsi al centro medico ed a verificarne le condizioni, ma il peggio doveva ancora venire. Sabato 30 aprile, infatti, la morte tornò a far parlare di sé in F1, con il giovane austriaco Roland Ratzenberger, al volante della Simtek-Ford, che andò a schiantarsi brutalmente contro il muretto della Curva Villeneuve.
All’epoca, in quel tratto non c’era la chicane che c’è adesso, né tantomeno la curva del Tamburello che fu introdotta l’anno dopo. Dalla Variante Bassa sino alla Tosa si percorreva tutto in pieno, e non sorprende il fatto che Roland si sia andato a schiantare a 314 km/h, morendo praticamente sul colpo.
Senna restò sconvolto da quanto accadde, e si precipità sul luogo dell’incidente per cercare di capire come fosse stata possibile una cosa del genere. Inizialmente si parlò di errore umano, poi si scoprì che l’ala anteriore era rimasta danneggiata da un passaggio sul cordolo, ed andò a piazzarsi sotto le ruote della Simtek proprio in quel punto, rendendo ingovernabile la monoposto.
Ayrton, che conquistò la pole position, decise comunque di prendere il via del Gran Premio del giorno dopo, il primo maggio del 1994. Il brasiliano pose una bandiera austriaca all’interno del suo abitacolo, intento a sventolarla dopo il traguardo per onorare la memoria del pilota scomparso, ma il destino avrebbe deciso di unirli nel modo peggiore possibile.
Ayrton dominò i primi giri di gara, trascorsi quasi tutti sotto Safety Car per via di un altro incidente che avvenne alla partenza. All’inizio del settimo giro, la Williams-Renault #2 che guidava la corsa partì per la tangente al Tamburello, senza cambiare minimamente la traiettoria, quasi come se il brasiliano fosse incosciente.
Tempo dopo si scoprirà che la colpa era tutto del piantone dello sterzo che si era spezzato, senza dare la possibilità al tre volte campione del mondo di fare la curva. Nel crash infernale contro il muretto, tutta la parte destra della vettura progettata da Adrian Newey si disintegrò, ed un puntone della sospensione forò il casco del sudamericano.
La morte sopraggiunge alle 18:40 di quel pomeriggio, che verrà ricordato come uno dei più drammatici di sempre per questo sport. Come vedrete in seguito, l’unica cosa positiva di questa vicenda fu il cambiamento totale che la F1 ebbe nei confronti della sicurezza, iniziando a metterla al primo posto.
La morte di Ayrton Senna sconvolse il mondo delle corse, e la F1 cambiò del tutto dopo quel terribile fine settimana. Come detto, oltre a The Magic perì anche il semi-sconosciuto Roland Ratzenberger, facendo capire che quella formula andava del tutto rivista, e che non si poteva continuare a rischiare così tanto.
Già dal 1994 vennero fatte alcune modifiche, con la pista di Spa-Francorchamps che vide l’introduzione di una chicane all’Eau Rouge per limitare la velocità ed evitare al massimo i rischi. Dall’anno successivo, le monoposto furono rivisitate e rese più sicure, così come le piste che iniziarono a conoscere grandi cambiamenti in nome della sicurezza, ma c’è da dire che gli interventi hanno funzionato.
Infatti, nell’ultimo trentennio l’unica morte in pista è stata quella di Jules Bianchi, scomparso nel luglio del 2015, a quasi un anno di distanza dall’incidente di Suzuka, quando la sua Marussia si schiantò sotto la gru che stava recuperando la Sauber incidentata di Adrian Sutil, una fatalità impossibile da ripetere. La morte di Ayrton ha probabilmente salvato tante altre vite, anche se uno come lui ci manca terribilmente.
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