Un grande calciatore del passato si è raccontato a cuore aperto, spiegando al mondo intero i suoi gravi problemi avuti con la droga.
Il dramma della droga non è un qualcosa che affligge sono la società nelle sue classe più povere, ma ormai è un problema che colpisce tutti quanti. Lo sanno bene anche alcuni calciatori che purtroppo entrano in questo tunnel e poi diventa molto difficile uscirne, come ha spiegato questo campione.
Tutti noi abbiamo imparato ad amare e apprezzare Salvatore Schillaci, detto Totò, un campione eccezionale che ci ha fatto sognare durante le “Notti Magiche” del Mondiale di Italia ’90.
Chi invece era meno conosciuto era il cugino Maurizio Schillaci, nonostante l’attaccante siciliano sembrava essere pronto per il salto di qualità. Il passaggio alla Lazio non fu però fortunato e anche nel Messina con Totò non riuscì a segnare come avrebbe voluto.
Fu proprio la sua esperienza con i biancocelesti che segnò per lui l’inizio di un incubo, infatti di recente ha voluto raccontare la sua storia al “Corriere della Sera”. Ai microfoni del giornale meneghino spiega come il suo problema al tendine non venne curato a dover dai medici.
Questo gli impedì di tornare in campo come avrebbe voluto e dopo essere stato un grande cannoniere con il Licata, da quel 1986 in poi segnò solamente altre due reti in carriera, prima di ritirarsi solo nel 1993, a 31 anni.
Da quel momento in poi il siciliano ha raccontato che visse di depressione, anche perché nessuno credeva più ai suoi infortuni. Lo definivano un siciliano senza carattere e che non aveva voglia di giocare, per questo motivo cadde nel tunnel dell’eroina.
Per alcuni anni Maurizio Schillaci ha raccontato di aver vissuto all’interno di una FIAT Panda, dato che ormai per lui i soldi guadagnati da calciatore erano finiti. Viveva di espedienti, facendo la carità e girava per la sua Palermo in compagnia del cane Johnny.
La sua fortuna è che di recente, dopo aver sentito la sua triste vicenda, un amico di famiglia ha deciso di concedergli almeno un appartamento. Questo per lui è un grande passo avanti, perché gli dà modo di stare in un letto e al caldo.
Sempre al “Corriere della Sera” racconta come vorrebbe tornare a lavorare, ma ormai ha 60 anni e nel suo curriculum vi è soltanto sono soltanto una serie di apparizioni nel mondo del calcio.
Maurizio è anche padre di due figlie, avute da due donne diverse, ma in entrambi i casi il rapporto sembra essere tutt’altro che roseo. Per fortuna la sua triste condizione legata alla droga dovrebbe trattarsi solo di un ricordo.
Schillaci ha dichiarato anche di essere nel complesso grato al calcio, ma quello che ha vissuto subito dopo non lo dimenticherà mai, per questo motivo da anni non segue più lo sport che lo rese celebre.
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