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Economia

Addio Reddito di cittadinanza, arriva MIA: cambiano importi e beneficiari, ma stupisce un particolare

Published by
Valentina Trogu

MIA potrebbe essere la misura che sostituirà il Reddito di Cittadinanza nel 2024. Cerchiamo di capire a chi sarà destinata e quale sarà l’importo erogato.

Una Misura di Inclusione Attiva riservata solamente ai cittadini inoccupabili o realmente bisognosi di un sussidio economico mensile.

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Giorgia Meloni ha sempre avuto le idee chiare. Il Reddito di Cittadinanza è una misura superficiale, inadatta a favorire l’occupazione ed eticamente sbagliata. Di conseguenza deve essere sostituita ed erogata unicamente agli inoccupabili. L’esecutivo ha, infatti, diviso in due i percettori di RdC distinguendo gli occupabili dal resto dei cittadini. Chi può lavorare dovrà trovare un’occupazione senza alcun’altra possibilità. Sette mesi di tempo nel 2023 per riuscire dove in tre anni non si era riusciti. Sette ricariche e poi stop ai versamenti. Nel frattempo, però, si dovranno frequentare corsi di formazione oppure si dovrà concludere il ciclo di istruzione obbligatoria e svolgere servizi utili alla collettività. Inoltre, non si potrà rifiutare neppure una sola proposta di lavoro o si dirà addio al sussidio economico prima del tempo.

Continueranno a ricevere la prestazione solamente alcune categorie di cittadini ritenute realmente bisognose economicamente. Ma ad essere erogato nel 2024 non sarà più il Reddito di Cittadinanza. Si passerà ad una nuova misura che si chiamerà, probabilmente, MIA.

Cos’è MIA, la misura erede del Reddito di Cittadinanza

Siamo ancora nel campo delle ipotesi ma, al momento, nei piani del Governo sembrerebbe esserci MIA, una Misura di Inclusione Attiva. L’idea dell’esecutivo è togliere il sussidio economico – visto come una sorta di paghetta eticamente priva di valore – a chi può  lavorare lasciando, invece, gli aiuti ai disabili (e non solo).

Giorgia Meloni lo ha sostenuto dal principio. Via l’RdC agli occupabili ma con contemporanea adozione di una nuova misura per tutelare disabili e ultrasessantacinquenni. Riuscire a trovare lavoro per gli over 60 è, infatti, più un’utopia che una possibilità reale. Da qui l’ipotetica nascita di MIA.

Attenzione, sottolineiamo ancora una volta come si tratti di un’ipotesi o, come il Governo stesso le ha definite, delle indiscrezioni giornalistiche. La Misura di Inclusione Attiva, infatti, per ora è solo un provvedimento oggetto di studio del Consiglio dei Ministri. Verrà poi approfondito insieme ad altri Ministeri, alle Regioni, ai Comuni e agli enti competenti prima di ufficializzare la prestazione. Quelle che presenteremo, dunque, sono indiscrezioni che potrebbero essere confermate o modificate nei prossimi mesi.

Beneficiari di MIA

MIA dovrebbe sostituire il Reddito di Cittadinanza restringendo la platea dei beneficiari del sussidio mensile. La misura dovrebbe avere come destinatari

  • persone con disabilità,
  • famiglie povere senza persone occupabili con almeno un figlio minorenne o un anziano over 60 oppure un disabile,
  • famiglie con occupabili (un componente di età compresa tra 18 e 60 anni).

Quest’ultime potranno presumibilmente chiedere MIA dal 1° settembre ma in caso di approvazione dell’erogazione la misura avrà un importo inferiore e una durata minore rispetto al Reddito di Cittadinanza e agli altri beneficiari di MIA.

Importo della Misura di Inclusione Attiva

L’importo di MIA dovrebbe essere di 500 euro base per disabili e famiglie non occupabili. I percettori che pagano l’affitto, poi, potrebbero ricevere una quota aggiuntiva di circa 280 euro al massimo. La proposta è ancora sotto esame. Rimane ipotesi più probabile che l’importo potrebbe diminuire ed essere modulato in base alla composizione familiare. Per quanto riguarda la durata si ipotizzano diciotto mesi di ricariche.

Gli occupabili, invece, dovrebbero ricevere al massimo 375 euro per non più di un anno. 

Il rinnovo di MIA sarà possibile come per il Reddito di Cittadinanza?

La descrizione della Misura di Inclusione Attiva porta inevitabilmente ad una domanda, il rinnovo sarà possibile? Trascorsi i diciotto o i dodici mesi cosa accadrà? Diversamente dall’RdC, la misura non dovrebbe essere concessa a ripetizione. I disabili e le famiglie non occupabili, nello specifico, dopo la seconda domanda vedranno ridurre i tempi di erogazione da 18 a 12 mesi. Prima di poter inoltrare nuovamente richiesta di MIA dovrà passare, poi, minimo un mese.

Le famiglie con occupabili, invece, dovranno aspettare sei mesi prima di inoltrare una nuova domanda in seguito alla scadenza. La terza domanda, poi, potrà essere inviata solo a distanza di un anno e mezzo. Qual è l’obiettivo? Spronare gli occupabili a trovare un’occupazione e accettare le proposte di lavoro anche se non in linea con il proprio profilo. Contratti brevi superiori a trenta giorni non potranno essere rifiutati e ogni offerta all’interno della provincia di residenza dovrà essere considerata congrua.

Cambierà il tetto ISEE

Un’altra novità che MIA apporterà potrebbe essere un cambiamento nei tetti ISEE. Nello specifico, i limiti verrebbero abbassati anche per le persone con disabilità. Si passerebbe – sempre secondo indiscrezioni non ufficiali – dai 9.360 euro del Reddito di Cittadinanza a 7.200 euro. Più di 2 mila euro di taglio per estromettere numerosi percettori dalla nuova misura. Contemporaneamente, però, la scala di equivalenza dovrebbe essere modificata in modo tale che l’importo di MIA risulti più elevato per le famiglie più numerose.

Ultime indiscrezioni

Riferiamo, in conclusione, le ultime indiscrezioni.

  • Si ipotizza che il requisito di residenza in Italia scenderà da dieci a cinque anni. Il numero di beneficiari, così, aumenterà,
  • i non occupabili verranno indirizzati verso percorsi di inclusione sociale,
  • gli occupabili saranno indirizzati verso i Centri per l’Impiego per sottoscrivere un patto personalizzato,
  • le agenzie private del lavoro riceveranno incentivi per assumere i percettori di MIA anche con contratto part time,
  • il sussidio potrà essere cumulato con tutti i redditi fino a 3 mila euro all’anno (per disincentivare il lavoro in nero).

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