Anche se non si sono versati i contributi è possibile percepire una pensione per le casalinghe. Scopriamo come.
Parlando del mondo dei pensionati esiste una categoria molto particolare, ovvero quella delle casalinghe che non hanno mai versato contributi. Molte donne, ma anche uomini, che dedicano la propria vita alla cura della casa e della famiglia, arrivati all’età di pensionamento vorrebbero poter percepire un trattamento economico.
Dopotutto, il ruolo delle casalinghe per secoli è stato fondamentale per la società. Col passare del tempo si è chiesto alle casalinghe di associare a quest’attività, anche una lavorativa che, dunque, prevedesse il versamento di contributi.
Sebbene l’occupazione femminile sia aumentata, rispetto a epoche passate, resta comunque un dato di gran lunga inferiore se confrontato con il tasso occupazionale maschile. Tutto ciò è legato ad un ampio discorso che ha a che fare con le politiche sociali che non sostengono l’occupazione femminile, costringendo molte donne a dover scegliere tra lavoro e gestione della famiglia e della prole.
In questo modo però, molte donne rinunciano al versamento di contributi e, dunque, alla possibilità di accedere alla pensione di vecchiaia.
Tuttavia, l’ordinamento giuridico italiano prevede, per questa categoria di cittadini, l’opportunità di accedere ugualmente ad un trattamento economico. Ci sono diverse opzioni a disposizione delle casalinghe. Scopriamole tutte.
Le casalinghe o i casalinghi sono persone che decidono di dedicare la propria vita alla cura della famiglia e della prole. In molti casi, si tratta di una scelta presa di comune accordo con il/la coniuge o il compagno/a. Purtroppo, però, ci sono altri casi in cui la rinuncia al lavoro, soprattutto femminile, è una scelta obbligata. Questa circostanza si verifica quando la donna non riesce a coniugare al meglio vita familiare con la carriera.
Ad ogni modo, che sia una scelta volontaria o dettata dalle esigenze familiari, la scelta di fare le casalinghe o i casalinghi comporta inevitabilmente la mancata maturazione di contributi. Di conseguenza, questa categoria di cittadini perde l’opportunità di accedere ad un trattamento pensionistico.
Tuttavia, esiste un’alternativa che prevede il versamento contributivo autonomo. Ci stiamo riferendo ai cosiddetti fondi pensione che permettono di versare un determinato importo mensile o annuale, scegliendo un piano economico sostenibile.
Grazie al Fondo casalinghe dell’INPS, le donne e gli uomini che si occupano della cura della famiglia e della prole hanno la possibilità di crearsi una pensione.
Sul sito dell’INPS è disponibile la sezione dedicata al fondo casalinghe. Si tratta di un fondo istituito nel 1997 e indirizzato in favore di persone che svolgono lavori di cura non retribuiti, che derivano da responsabilità familiari.
Così come si legge sul sito dell’Istituto previdenziale, hanno la possibilità di iscriversi al fondo tutti coloro che hanno età compresa tra 16 e 65 anni e svolgono lavori in famiglia non retribuiti e non sono titolari di pensione diretta.
Inoltre, per accedere al fondo di previdenza indirizzato in favore delle casalinghe è necessario non prestare attività lavorativa né come dipendente né come autonomo.
Tramite questa opzione, le casalinghe e i casalinghi hanno la possibilità di accedere ad un trattamento pensionistico a partire dai 57 anni di età.
Per percepire l’indennità economica è necessario per versato almeno cinque anni di contributi. In ogni caso, l’assegno riconosciuto alla pensionata o al pensionato può essere pari o superiore 550 euro circa.
Se l’erogazione economica non dovesse raggiungere tale importo minimo o se non è stata vessata una sufficiente quantità di contributi per i cinque anni, il cittadino avrà comunque diritto alla pensione, ma dovrà attendere il raggiungimento del 65º anno di età.
Per versare i contributi basta iscriversi al fondo INPS per casalinghe. Il contribuente ha la possibilità di scegliere di versare l’importo di un anno in un’unica soluzione o dilazionato. L’importante è coprire i dodici mesi contributivi con l’importo minimo.
Vi è poi una particolarità. Se in un anno si vestono più di 310 euro (l’importo minimo previsto dalla legge) la quota eccedente aumenterà il montante contributivo, permettendo al contribuente di percepire una pensione superiore.
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