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Economia

Pignoramento conto corrente: 4 metodi legali per salvare i risparmi

Published by
Floriana Vitiello

In caso di pignoramento conto corrente esistono quattro metodi per prendere tempo e tutelare i propri beni, nel rispetto della legge.

In caso di mancato pagamento di un mutuo, delle tasse o di un finanziamento c’è il rischio di andare incontro al pignoramento dei propri beni. Purtroppo si tratta di una situazione molto frequente nell’ultimo periodo, a causa della crisi economica che ha investito l’Europa e l’Italia.

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Il mancato pagamento della rata di un finanziamento o delle tasse determinano l’intervento da parte dell’Agenzia delle Entrate – riscossione.

La situazione economica attuale ha messo in difficoltà milioni di famiglie, che devono scegliere se onorare i debiti e i pagamenti o acquistare il cibo per la propria famiglia e vivere. La situazione che stiamo descrivendo è sempre esistita, tuttavia la pandemia prima e la crisi energetica dopo hanno inasprito un fenomeno già ampiamente diffuso.

La soluzione migliore è quella di appianare la propria posizone, evitando di vivere un’esistenza da eterno debitore. Scopriamo come è possibile salvare i propri risparmi dal pignoramento conto corrente, attraverso metodi ammessi dalla legge italiana.

Pignoramento conto corrente: svuota il conto e pensa al Fido

Uno dei modi legali per salvare i propri risparmi dal pignoramento conto corrente avviato dall’Agenzia delle entrate consiste nello svuotare il deposito bancario. In pratica le somme di denaro vengono prelevate in modo tale che il fisco non possa metterci le mani sopra.

Purtroppo, non tutti i debitori hanno la possibilità di lasciare il conto in rosso, ma per fortuna esistono anche altri metodi da prendere in considerazione.

A questo punto è opportuno precisare che, se il soggetto sottoposto a pignoramento del conto corrente ha debiti di natura fiscale, ma normalmente ha sempre avuto un buon rapporto con la banca è possibile accedere ad un fido. Si tratta di un’apertura di una linea di credito sul conto corrente che permette di coprire lo scoperto.

In base a quanto stabilito dalla legge, infatti, la somma di denaro presente sul conto corrente in qualità di fido concesso dalla banca non può essere pignorata.

Dopotutto, il fido rappresenta una disponibilità economica concessa dalla banca al proprio correntista in difficoltà. Pertanto, non è una disponibilità economica di quest’ultimo.

Tuttavia, sebbene la somma di denaro presente sul conto corrente in qualità di fido bancario non possa essere attaccata dall’Agenzia delle entrate, la banca non è particolarmente entusiasta di un conto corrente pignorato. Per questo motivo, può accadere che l’istituto bancario chieda il rientro immediato da parte del correntista che si ritroverà con l’ennesima posizione debitoria, aggravando la sua posizione.

Lasciare il conto scoperto

Uno dei metodi legali che impedisce il pignoramento delle somme di denaro presenti sul proprio conto corrente e consiste nell’effettuare prelievi periodici. In questo modo, il conto sarà sempre scoperto e l’Agenzia delle Entrate riscossione non potrà intervenire.

Se le somme di denaro sono ingenti e non si ha intenzione di conservarli in contanti è possibile trasferirle sul conto corrente di un familiare. In questo caso, è preferibile sottoscrivere una scrittura privata tra le parti in cui viene indicato che periodicamente si verifica una transazione di denaro in favore di un determinato IBAN, senza specificarne il motivo.

Così facendo, il familiare che si fa carico di questo “onere” non avrà problemi con il fisco ed eviti accertamenti.

Il trucchetto del conto corrente cointestato

Il quarto trucco legale che permette di preservare i propri risparmi dal pignoramento conto corrente consiste nell’avere un deposito bancario cointestato con un altro soggetto, che può essere anche un parente di primo grado.

Fermo restando che l’ordinamento giuridico italiano stabilisce che il pignoramento del conto corrente può avvenire anche su depositi cointestati. In questo caso, il pignoramento interesserà solo il 50% della somma di denaro depositata.

A tale proposito è opportuno specificare che nell’ambito di un rapporto coniugale, anche in comunione dei beni, i debiti maturati da un coniuge non ricadono sull’altro coniuge.

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