Di recente è stata presentata alla legge delega che porterà l’approvazione della riforma fiscale 2023. Cerchiamo di capire di cosa si tratta.
Il Consiglio dei Ministri, lo scorso 16 marzo, ha approvato il disegno di legge delega che porterà alla Riforma fiscale 2023. Già a partire dal prossimo anno i contribuenti noteranno delle importanti novità che riguardano il meccanismo di calcolo dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, ovvero dell’IRPEF.
Come si è più volte detto la riforma fiscale 2023 porterà ad una riduzione degli scaglioni di reddito, utili per l’applicazione delle aliquote IRPEF, che passeranno dagli attuali quattro a tre.
Questo sarà solo il primo degli interventi che gradualmente porterà alla realizzazione della flat tax: il vero obiettivo del Governo!
La riforma fiscale 2023 si fonda principalmente su tre pilastri:
La legge delega, presentata dal governo Meloni, è divisa in quattro parti ed è composta complessivamente da 21 articoli. Scopriamone i dettagli cercando di capire quali sono i cambiamenti che attendono i contribuenti a partire dal prossimo anno e cosa accadrà agli stipendi.
La riforma fiscale 2023, di cui sentiamo tanto parlare negli ultimi giorni, prevede quattro importanti novità:
Tramite la riforma fiscale 2023, il governo ha intenzione di riordinare complessivamente l’intero sistema fiscale italiano.
Una delle più importanti novità che riguardano la nuova riforma fiscale 2023 è il passaggio da 4 a 3 aliquote IRPEF.
Ricordiamo che l’acronimo IRPEF sta per Imposta sul reddito delle persone fisiche. Di fatto, si tratta di una aliquota che viene applicata al reddito imponibile delle persone fisiche. In questo modo, è possibile calcolare con esattezza il valore delle imposte che ogni persona fisica deve versare annualmente.
Di conseguenza, non sono tenuti a versare l’IRPEF le partite IVA con regime forfettario. Per il resto, tutti i contribuenti sono assoggettati al versamento dell’IRPF: lavoratori autonomi o professionisti con partita IVA in regime ordinario, soci società di persone, amministratori di società e lavoratori dipendenti.
L’attuale regime fiscale italiano, dopo l’intervento del governo Draghi, ha già assistito ad una riduzione degli scaglioni per l’applicazione dell’IRPEF. Di fatto, si è passati da cinque scaglioni agli attuali 4:
Quella appena descritta è la situazione relativa agli scaglioni IRPEF attualmente in vigore. Si tratta di un sistema a scaglioni.
Ciò vuol dire che coloro che hanno maturato un reddito superiore a 50.000 euro non pagano il 43% di IRPEF sull’intero reddito imponibile. Ma pagheranno:
È, dunque, chiaro perché l’attuale sistema è di tipo progressivo.
In merito alla riforma fiscale 2023, non si hanno ancora certezze sul modo in cui avverrà il passaggio da quattro a tre scaglioni. Una delle ipotesi più accreditate prevede l’accorpamento del secondo del terzo scaglione attualmente in vigore con un’aliquota al 27%.
Se questa ipotesi dovesse essere confermata gli scaglioni sarebbero i seguenti:
Una seconda ipotesi invece vedrebbe l’accorpamento sempre delle fasce di reddito centrali con l’applicazione di una nuova aliquota al 33%.
Cosa dicono gli studi: il reale impatto della riforma fiscale
Attualmente il governo non ha ancora reso noto le aliquote IRPEF che saranno applicati ai tre scaglioni di reddito. Dunque, le voci che circolano sono solo delle ipotesi.
Nel frattempo, cerchiamo di capire quali sono le conseguenze di questa novità e in che modo influirà sui redditi dei contribuenti.
Molti economisti stanno studiando la modifica degli scaglioni IRPEF, al fine di scoprire i suoi effetti concreti si verificheranno in busta paga e sul reddito.
In base alle ipotesi di aliquote IRPEF che circolano negli ultimi giorni, gli economisti prevedono un risparmio che coinvolgerà proprio la fascia centrale. Ci stiamo riferendo allo scaglione che fa riferimento ai redditi compresi tra 28 mila euro e 50.000 euro.
Per questi redditi è previsto un risparmio annuale di almeno 300 euro. Tale risparmio è ancora più alto per i redditi fino a 15.000 euro.
In ogni caso, è prevista una riduzione della pressione fiscale per le fasce di reddito più basse fino a 50.000 euro. Mentre non è previsto alcun cambiamento per i redditi che superano i 50.000 euro.
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