L’Europa è fortemente concentrata sull’argomento delle case green ma quanto costa adeguare un immobile entro il 2023? La cifra è davvero molto alta.
Sono vari i temi trattati dalla Comunità Europea, tra questi particolare attenzione è stata mostrata verso le case green, un tema molto sentito in Italia data la composizione dei tanti edifici presenti.
L’Europa, poche settimane fa, ha dato il via libera alla direttiva in cui si chiede agli Stati membri di intervenire entro il 2030 portando gli edifici ad una classe energetica di tipo E. Per proseguire, entro il 2023, al passaggio alla classe D.
Tale argomento ha fatto molto discutere in Italia dato lo stato delle strutture presenti da Nord a Sud ed è proprio per tale ragione che molti si chiedono quanto costi adeguare una singola struttura per donarle un giusto efficientamento energetico. La risposta è fornita da una stima realizzata dalla società Silvi Costruzioni Edili.
Trasformare una casa in green non è affatto facile dato che molte strutture hanno bisogno di profondi interventi. Tale assunto è dimostrato dall’indagine condotta dall’azienda Silvi Costruzioni Edili che ha stimato per un valore medio di 60.000 euro la cifra necessaria per ristrutturare ogni singolo immobile.
Trasformare una struttura in una casa green, dunque, chiama in causa un costo impossibile da sottovalutare e che non tutti possono sostenere. In questa cifra rientrano varie spese che conducono poi al definitivo efficientamento energetico. Tale processo, per l’UE andrebbe ad abbassare le emissioni di gas a effetto serra e porterebbe la riduzione del consumo di energia nel settore edilizio, così da sgomberare il campo da questi due elementi entro il 2050.
L’indagine della società edilizia non si è fermata a stabilire una cifra per l’intervento sulla singola struttura ma ha anche chiarito in quale condizioni versano gli immobili presenti in Italia. Lo ha fatto prendendo come riferimento le informazioni di Enea, Agenzia delle Entrate, Istat, PoliMi con il suo Smart Building Report 2022 e Icsr. Dai dati è emerso che il 62% del patrimonio abitativo presenta una classe di tipo F o G e il tasso annuo di ristrutturazione è molto basso, tocca appena lo 0,9%.
In questo discorso, bisogna tener presente che in Italia le lettere E e D non corrispondono alla classificazione stilata dall’Europa. Infatti, come riporta Sky, nella classificazione italiana abbiamo il 74% di abitazioni con classe E, F, G e il restante 26% con classe D o più alta. Nella classificazione europea, invece, si ipotizza che solo il 45% delle abitazioni corrisponderà ad una classe di tipo E, F o G.
Da come vediamo, tale scenario è molto complesso dato che manca sempre meno al 2030 e i costi per adeguarsi sono decisamente alti. La direttiva Europea è stata confermata e ora tocca all’Italia organizzarsi per recepire tale misura. Vedremo, dunque, come si agirà dato che molti cittadini, di certo, non possono intervenire autonomamente.
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