BTP guida completa: scopriamo cosa sono e come funzionano i buoni del tesoro poliennali. Rischi e vantaggi.
Il buono del tesoro poliennale è un certificato di debito emesso dallo Stato italiano. Esso si caratterizza per una determinata data di scadenza che, di solito, è superiore ai 12 mesi.
I buoni del Tesoro sono dei titoli di debito di medio lungo termine emessi dal Dipartimento del Tesoro, istituito presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze. I BTP si caratterizzano per la presenza di una cedola fissa che viene pagata con cadenza semestrale. Di fatto, la scadenza può essere pari a 3, 5, 7, 10, 15, 20, 30 e 50 anni.
I BTP vengono collocati sul mercato mediante un’asta, che viene preannunciata proprio da un comunicato MEF. L’asta si svolge due volte al mese.
Scopriamo a cosa servono, come funzionano e quali sono i rischi e i vantaggi dei Buoni del Tesoro.
I Buoni del Tesoro poliennali sono dei titoli di debito emessi dallo Stato per finanziare il debito pubblico. Si tratta, dunque, di obbligazioni che hanno una scadenza superiore a tre anni.
Coloro che acquistano i buoni percepiscono un interesse annuale che, in gergo tecnico, è definito coupon. Quando sopraggiunge la scadenza del titolo, l’investitore riceve il rimborso del capitale investito.
I BTP sono una forma di investimento piuttosto sicura, perché godono della garanzia dello Stato italiano. Tuttavia, il loro valore di mercato può subire delle importanti variazioni che sono strettamente legate alla condizione economica del paese e a quella globale.
Per capire come funzionano i BTP proviamo a spiegarlo con un esempio pratico. Immaginiamo in cui il Dipartimento del Tesoro emette un BTP con scadenza decennale e un tasso di interesse annuo del 2%.
L’investitore che decide di impegnare in quest’operazione finanziaria, un capitale del valore nominale di mille euro, sta prestando allo Stato tale somma di denaro, che rimarrà bloccata per dieci anni. Durante questo lasso di tempo l’investitore riceverà l’interesse del 2%, con cadenza annuale. In sostanza, chi investe mille euro in un BTP decennale con tasso del 2%, riceve ogni anno un rendimento di 20 euro.
Alla scadenza, il Dipartimento del Tesoro rimborserà il capitale iniziale, ovvero mille euro.
Nel corso dei dieci anni di investimento, l’investitore ha la possibilità di decidere se continuare a tenere il capitale impegnato in BTP o rivenderlo sul mercato. Questa decisione dipende dalle variazioni della domanda e dell’offerta.
Chi decide di investire sui BTP deve conoscere quali sono i rischi che hanno a che fare con questo strumento finanziario.
Infatti, sebbene il capitale sia garantito dallo Stato, questa forma di investimento non è esente da rischi che possono riguardare diversi aspetti.
Tra le criticità legate al BTP vi è il rischio dovuto al tasso di interesse. Ci stiamo riferendo ai BTP di lungo termine per i quali il valore può subire delle importanti variazioni soprattutto in base ai tassi di interesse di mercato. Nello specifico all’aumentare del tasso di interesse il valore del BTP diminuisce e viceversa.
Vi è poi il rischio di credito. Sebbene i buoni del tesoro siano emessi dallo Stato essi sono comunque soggetti al rischio di credito del Governo. Nel caso in cui lo Stato non riuscisse a rimborsare il capitale, si andrebbe incontro ad una drastica riduzione del valore del buono.
Tra i rischi da prendere in considerazione c’è quello di liquidità. Di fatto i BTP sono molto difficili da vendere. Dunque, nel caso in cui l’investitore dovesse aver bisogno di liquidità potrebbe faticare a recuperare le somme di denaro impegnate con il buono del tesoro.
Tra gli incubi di coloro che investono in BTP c’è ovviamente il tasso di inflazione. Come abbiamo visto il tasso di inflazione può influire negativamente sul valore del buono, riducendone il valore di mercato.
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