Un recente analisi ha evidenziato il grave problema degli stipendi che coinvolge tanti lavoratori dipendenti e 22 province. Vediamo tutti i dettagli.
Gli stipendi di moltissimi lavoratori non permettono di avere una vita tranquilla, a maggior ragione con l’inflazione che tende a crescere sempre di più. A peggiorare un quadro già di per se complicato ci ha pensato un’analisi che ha messo in luce il crollo dei salari.
Anche prima della pandemia, i problemi sugli stipendi erano davvero tantissimi, questi vedevano i lavoratori dipendenti aver sempre molta difficoltà a gestire i propri risparmi. La busta paga, secondo l’analisi condotta dal Centro Studi Tagliacarne, di questi professionisti è calata tra il 2019 e il 2022.
L’indagine è stata messa in atto prendendo come riferimento i dati di reddito in riferimento ai prezzi correnti. Da questo contesto non solo si è segnalata solo una decrescita ma anche una forbice abbastanza ampia con una perdita, nei 3 anni considerati, di ben 312 euro.
L’indagine svolta ha messo in luce un grave problema, i dati raccolti hanno portato a dare l’allarme. Le province colpite da questo preoccupante calo sono: Firenze, Valle d’Aosta, Biella, Venezia, Prato, L’Aquila, Sondrio, Taranto, Lodi, Messina, Ferrara, Como, Gorizia, Napoli, Catania, Verbano-Cussio-Ossola, Arezzo, Lecco, Fermo, Vercelli, Rimini, Varese.
L’analisi che è stata condotta dal Centro Studi Tagliacarne ha messo al centro di tutti il rapporto tra la popolazione locale e i redditi che provengono dal lavoro dipendente. La decrescita più ampia si è verificata a Prato, Firenze e Venezia con oltre 1.030 euro.
L’analisi sugli stipendi parte dal 2019 ma, di certo, la pandemia ha accelerato un processo che era già iniziato. Gli esperti credono che i tagli realizzati si siano principalmente innescati per via dello stop al turismo, così si spiegano i dati su Firenze e Venezia, e dai problemi avuti sulla catena produttiva.
Se da una parte ci sono province che hanno segnalato cali sugli stipendi preoccupanti, sempre dalla stessa indagine scopriamo che Milano è la città che ha mostrato l’aumento più alto. La città lombarda ha portato alla luce, in media, un +1.908 euro.
Dietro Milano abbiamo Parma con i redditi che sono aumentati di 1.425 euro annui poi troviamo Savona con 1.282 euro. Tornando nuovamente a Milano si segnala anche il maggiore reddito pro capite con un salario medio di 30.464 euro nel 2021 e una crescita, rispetto al 2019, del 6,7%.
Se consideriamo una stima in percentuale è Savona ad aver segnalato l’aumento di stipendi più importante: 14,3% e rispetto al 2019 anche Oristano e Sud Sardegna si evidenziano in questo caso con entrambi un +11,2%.
Per quanto riguarda la media del peso pro capite in riferimento a questi tre anni troviamo cifre che sono rimaste uguali nel 63% dei casi. L’aumento, dal 68,7% al 69,7%, ha coinvolto ben 42 province su 107 che hanno riguardato principalmente il centro-nord mentre solo 6 province che si sono legate all’aumento fanno parte del mezzogiorno.
La divisione appare abbastanza netta, alcuni lavoratori hanno molte più difficoltà di altri e questa forbice pare sempre più destinata ad allargarsi. Per alcuni lavoratori, però, di recente è arrivato l’aumento dello stipendio ma questo potrebbe non bastare.
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