L’inflazione ha colpito anche il settore dell’affitto dove i contratti lunghi stanno sempre più perdendo potere. Addio al concordato e all’ordinario? Ecco cosa scelgono i proprietari.
Gli aumenti dei prezzi hanno segnato ogni possibile settore, tra questi l’inflazione ha toccato anche il mercato dell’affitto mettendo in seria difficoltà sia inquilini che proprietari. Quest’ultimi sembra aver deciso una specifica forma di contratto.
Se si è alla ricerca non solo di una casa di affitto ma anche di un contratto lungo, il discorso potrebbe farsi complesso dato che la decisione che sempre più proprietari stanno prendendo riguarda il fatto di formalizzare contratti brevi. Contratti concordati o ordinari sembra non esser più convenienti.
Il contratto ordinario è composto da 4 anni più altri 4 mentre quello concordato mette in campo 3 anni più altri 2. Entrambe le forme, però, sembrano decisamente essere meno praticate in questo momento. Ma da cosa dipende tale decisione?
L’Istat ha evidenziato un aumento dell’11,3% per quanto riguarda il costo della vita, un rialzo che è andato a toccare anche il mercato dei canoni d’affitto. Questo dato, però, non può essere applicato a chi agisce tramite cedolare secca, ragion per cui chi ha un contratto concordato non vedrà applicata la percentuale sul canone.
Nel contratto ordinario questo aumento è possibile ma si tratta di una formulazione più costosa che rende inutile inserire la percentuale questo perché l’aumento non riequilibra la tassazione che innesca questo contratto.
La scelta, quindi, è un contratto con una breve durata che danno modo al proprietario di cambiare il totale che si vuole applicare, cosa che porta gli inquilini a trovare alcuni modi per risparmiare sul canone mensile.
Questa decisione porta nelle grandi città delle situazioni non proprio semplici da gestire e costringendo le persone ad avere una casa per poco tempo, soprattutto quelle persone che non possono permettersi di aprire un mutuo. L’incidenza maggiore riguarda i giovani che, in pratica, non riescono a trovare una sistemazione stabile. Difficoltà che, di recente, fanno capo anche per chi studia lontano da casa, a tal proposito sempre più scelgono di seguire da casa e presentarsi in facoltà solo per svolgere gli esami.
La decisione parte dal fatto che questa forma è molto vicina alla cedolare secca ma la sua forma breve è utile al proprietario per rimodulare ogni contratto. Andando ad agire non solo sull’indicizzazione che fa riferimento all’inflazione ma anche in base a come va la domanda.
Queste contratti brevi, però, hanno delle spese che vanno considerare e che vanno oltre la cedolare secca come, ad esempio, la pulizia tra un inquilino e l’altro. Di certo, proporre un contratto di questo tipo di contratto porta il proprietario dei diritti ma anche dei doveri che deve inevitabilmente sottostare.
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