Alcune famiglie italiane si troveranno a breve a restituire 210 euro all’INPS per l’assegno unico. I motivi derivano da un cavillo normativo che ha permesso di ricevere una somma maggiore. Ecco i dettagli.
L’assegno unico è una delle misure che più aiutano le tante famiglie italiane che vivono in una certa condizione. Questa volta, però, alcune si troveranno a restituire 210 euro per ogni figlio a carico per colpa di un dettaglio normativo.
La burocrazia italiana, come ben sappiamo, è farraginosa e può creare qualche intoppo da ambo i lati. Questa volta, un cavillo normativo ha portato per alcuni un assegno con una cifra maggiore rispetto a quella stabilita, cosa che porterà alla restituzione di una cifra sostanziosa per alcuni.
L’INPS ha il compito di erogare la mensilità alle famiglie composte da un solo genitore. L’anno scorso, però, si è fatta un po’ confusione e questa ha generato una maggiorazione mensile per ogni figlio a carico. Nel caso specifico, come segnalato dall’articolo 4 comma 8 del decreto legislativo numero 230/2021, si parla di entrambi i genitori con redditi da lavoro.
In caso di famiglie con un ISEE al di sotto dei 15.000 euro all’anno la maggiorazione era di 30 euro, questa si abbassava in modo progressivo all’aumentare della soglia dell’attestazione. Fino ad arrivare ad un punto zero in caso di redditi sopra i 40.000 euro all’anno.
Tante famiglie monogenitoriali hanno proceduto alla richiesta della maggiorazione, che aveva una sezione dedicata nel modulo, dato che i requisiti non erano esplicitati. Dalle richieste, fino all’ottobre 2022, ci sono stati i versamenti in direzione di queste famiglie.
La norma, come preannunciato in precedenza, si riferisce solo a quelle famiglie composte da 2 genitori entrambi lavoratori. Per l’Istituto, un solo genitore non ha diritto per legge a questa maggiorazione. Il problema sorge dal momento in cui la maggiorazione, nonostante l’interruzione di ottobre, era arrivata a chiunque avesse fatto domanda con un periodo di erogazione che è partito da marzo e si è concluso a settembre.
7 mesi, dunque, in cui la maggiorazione è arrivata anche a chi, secondo l’Istituto, non doveva riceverla. Pensando al tetto massimo di 30 euro, la cifra da restituire sarà proprio di 210 euro per ogni figlio con una somma che aumenterebbe in base al numero dei figli.
I contribuenti che devono restituire i soldi all’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale non devono muoversi fisicamente ma tutto sarà fatto tramite conguaglio che arriverà sulle prossime mensilità.
Una piccola parentesi da aprire riguarda una data in particolare per quanto riguarda l’assegno unico. L’aggiornamento dei propri dati è fondamentale per continuare a ricevere questa misura ma, dall’altra parte, bisogna stare attenti alla data di scadenza che si avvicina sempre di più. Con l’aggiornamento, l’INPS avrà un quadro chiaro della situazione del diretto interessato così da equilibrare la misura sui redditi di riferimento, viceversa la cifra che sarà erogata non potrà superare i 50 euro per ogni figlio, il minimo consentito in questi casi.
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