Se si sceglie di investire nei Buoni fruttiferi, la prima cosa da capire sarà la tempistica ideale per il rendimento alla scadenza.
L’efficacia dei Buoni fruttiferi postali è ben nota ai risparmiatori. Tanto che, al pari dei Libretti, si tratta degli strumenti di investimento base più popolari fra i consumatori ordinari.
La possibilità di poter investire, con un rendimento assicurato dalla garanzia statale (tramite l’emissione da parte di Cassa Depositi e Prestiti), consente ai risparmiatori di poter gestire in totale autonomia le proprie somme, depositando somme variabili a seconda del proprio cumulo di risparmi potenzialmente rilevanti come benefit futuribile. La diversificazione dell’offerta rende possibile organizzare il proprio investimento sia in un’ottica ravvicinata che a lungo termine. Molto dipende dalla somma che si intende investire, considerando che un risparmiatore medio, in possesso magari di un conto BancoPosta, può accumulare importi variabili compresi solitamente entro i 10 mila euro. In base al capitale di partenza, i Buoni fruttiferi possono rendere cifre più o meno appetibili.
Tutto sta nell’intenzione del cliente. Al momento, alcuni Buoni consentono di ottenere in tempi relativamente brevi somme decisamente interessanti, con tassi di interesse in grado di generare rendimenti sufficienti a ripagare l’attesa scaturita dall’accantonamento del capitale. Se un buono a breve termine permette di rientrare su un lasso di tempo che oscilla fra i tre e i sei anni, un investimento sul lungo periodo potrebbe richiedere anche un paio di decenni. Con interessi maturabili a partire da uno step stabilito dal regolamento inerente alla tipologia di Buono che si andrà a scegliere. Di sicuro, per ottenere i primi rendimenti ci sarà da attendere. Arrivando a scadenza, però, il bilancio finale potrebbe essere realmente interessante.
Se non vi fosse la necessità di un rendimento a stretto giro, maturabile ad esempio in 3 o 4 anni, e la somma di partenza non fosse poi così elevata, la possibilità di investire in Buoni fruttiferi con scadenza sul medio-lungo termine potrebbe apparire più interessante del breve. Anche in questo caso, infatti, le possibilità sono numerose. Dai Buoni con rendimenti a 16 anni fino a quelli che toccano quota 20, il tasso di interesse sarà proporzionale sia alla somma messa in campo che ai tempi di attesa per un rendimento completo. Ad esempio, su un capitale di 4 mila euro, la prospettiva di una somma in costante maturazione in fatto di interessi apre a qualche scenario interessante.
A cominciare dalla possibilità del Buono 4×4, con durata massima di 16 anni e interessi riconosciuti a cadenza quadriennale, dal primo quadriennio trascorso dal momento della sottoscrizione in poi. Su un investimento di partenza pari a 4 mila euro, il valore netto di rimborso a scadenza sarebbe di 6.116,48 euro, considerando un rendimento lordo annuo a scadenza pari al 3%.
Per quanto sia fra le più gettonate, l’opzione del 4×4 è solo la prima della lista. Particolarmente appetibile, sia sul breve che sul lungo periodo, anche il Buono 3×4, con rendimento annuo lordo pari al 2,50%. Una percentuale leggermente inferiore ma anche tempi di rendita accorciati di quattro anni. Come intuibile, infatti, il Buono in questione produrrà i suoi rendimenti ogni 3 anni, dal compimento del primo triennio in avanti. Per chi porterà il 3×4 a scadenza, ossia fino al termine del dodicesimo anno di rendimento, il valore netto di rimborso sarà di 5.207,12 euro, sempre tenendo come base di partenza un importo di 4 mila euro.
Chiude il cerchio il più “lungo” dei Buoni fruttiferi, quello Ordinario, con durata massima di 20 anni ma interessi riconosciuti ogni due mesi, a cominciare dal primo anno successivo alla sottoscrizione. Resta la flessibilità sul rimborso, ottenibile in ogni momento. Tuttavia, su un tasso di interesse riconosciuto non superiore al 2,50%, al compimento dei vent’anni la somma netta ritirata (al netto della tassazione agevolata 12,50%) sarà di 6.234,02 euro.
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