In base a quanto stabilito dall’ultima Legge di bilancio, nel 2023 avverrà la sospensione reddito di cittadinanza, per alcuni percettori.
Così come preannunciato dal governo Meloni, già in fase di campagna elettorale, il 2023 porterà con sé una ventata di novità che interesserà il Reddito di cittadinanza.
Il sussidio di povertà non sarà eliminato, tuttavia è prevista la sospensione del Reddito di cittadinanza per alcune categorie di percettori.
Quali sono le nuove regole del reddito? Chi non avrà più il sussidio nel 2023?
In base alle modifiche apportate dalla Legge di bilancio 2023, nel corso del nuovo anno alcuni percettori di reddito di cittadinanza si vedranno sospendere il sussidio.
Inoltre, sono previste diverse novità che riguardano la durata del sostegno economico, gli obblighi dei percettori e le modifiche dell’importo.
Per il 2023, i percettori del sussidio economico riceveranno l’assegno per un periodo massimo di 7 mesi. La novità introdotta nella Legge di bilancio 2023 permetterà allo Stato di risparmiare circa 950 milioni di euro.
Nel frattempo, sono stati confermati gli stanziamenti della Legge di bilancio 2020 relativi agli anni successivi, con lo scopo di introdurre un nuovo sostegno economico di contrasto alla povertà, che andrà a sostituire il reddito.
Di fatto, in vista del 2024, potremmo dire definitivamente addio al reddito di cittadinanza per tutti.
Ad ogni modo, nel corso dei prossimi 12 mesi sarà possibile continuare a percepire il contributo economico, seppur con diverse novità. Come abbiamo visto, la prima importante modifica riguarda la durata di erogazione del sussidio.
Tuttavia, la legge di bilancio ha stabilito che potranno continuare a percepire il reddito di cittadinanza, per un periodo di 18 mesi, i nuclei familiari in cui sono presenti:
Dunque, le modifiche introdotte dalla Legge di bilancio non riguardano anche la pensione di cittadinanza.
A partire dal 1 gennaio 2023, i percettori di reddito di cittadinanza, in età compresa tra 18 e 59 anni, dovranno rispettare determinati obblighi.
I percettori, infatti, devono essere inseriti in un percorso di formazione o riqualificazione professionale. Il periodo deve avere una durata di almeno 6 mesi. La legge prevede l’obbligo di frequenza da parte del beneficiario di reddito di cittadinanza. Il mancato rispetto di tale obbligo fa decadere il diritto alla percezione del sussidio.
Sarà compito delle Regioni trasmettere all’Anpal gli elenchi di soggetti che non rispettano l’obbligo di frequenza.
Per quanto riguarda i soggetti in età compresa tra 18 e 29 anni che non hanno adempiuto l’obbligo scolastico, le nuove disposizioni stabiliscono che per conservare il diritto al reddito è necessario iscriversi e frequentare corsi di istruzione di primo livello.
Inoltre, tra le modifiche introdotte dalla Legge di bilancio vi è anche quella che interessa tutti i percettori di Rdc, che devono essere impiegati in progetti utili alla collettività. In realtà, tale obbligo era già previsto dalle precedenti disposizioni.
Tuttavia, in passato, il Comune di residenza aveva il compito di impiegare i percettori di Rdc residenti, nella misura di un terzo del totale. Ora, invece, si è deciso che tutti i beneficiari del sussidio devono svolgere progetti utili alla collettività.
Ad ogni modo, anche nel 2023, sarà possibile percepire il reddito di cittadinanza e stipulare un contratto di lavoro stagionale o intermittente. In tal caso, però, è necessario che il reddito da lavoro non superi i 3.000 euro lordi all’anno.
Nel caso in cui, il suddetto reddito dovesse eccedere il tetto sopraindicato, è compito del percettore effettuare comunicazione all’INPS solo per la quota eccedente.
Infine, il percettore perde il diritto al sussidio di povertà se non accetta la prima offerta di lavoro, qualunque essa sia.
Dunque, con l’introduzione di questa novità, si è stabilito che il reddito non sarà più erogato in caso di rifiuto di qualsiasi offerta di lavoro, anche non “congrua”, ovvero non adeguata alle competenze professionali del beneficiario.
Con l’approvazione della Legge di bilancio 2023 è avvenuta l’abrogazione degli articoli che fanno riferimento al patto per il lavoro e di inclusione sociale. Ci stiamo riferendo a quella condizione prevista, prima del 1 gennaio, che determinava l’intervento dei Centri per l’impiego e dei servizi sociali dei comuni, con lo scopo di favorire l’inserimento lavorativo e sociale dei beneficiari del reddito. Da quest’anno, non sarà più necessario seguire l’iter burocratico.
Ad ogni modo, c’è un’altra importante novità che riguarda l’importo del beneficio erogato.
Intanto, la componente del reddito che veniva erogata come sostegno al pagamento del canone annuo di affitto non sarà più accreditata al beneficiario di Rdc, bensì al proprietario dell’immobile locato.
Per questa novità si attende un decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che dovrebbe arrivare entro il 2 marzo e definirà le modalità di attuazione della stessa.
Infine, con lo scopo di incentivare l’occupazione dei percettori di reddito, la finanziaria 2023 ha introdotto uno sgravio contributivo del 100% per i datori di lavoro che assumono un percettore di Rdc.
L’intenzione del governo è quella di eliminare gradualmente il reddito di cittadinanza. Dunque, potremmo definire il 2023 un anno di transizione, che porterà all’eliminazione definitiva del sussidio.
Tuttavia, l’esecutivo intende mettere in campo una nuova misura di contrasto alla povertà che prevede nuove modalità di sostegno all’occupazione, per i percettori che hanno età e caratteristiche per poter lavorare.
Nel corso del 2023, potranno dire addio al reddito di cittadinanza coloro che hanno terminato le 18 rate di sussidio a dicembre 2022.
Inoltre, non percepirà più il reddito colui che ha subito una revoca o la sospensione al pagamento del sussidio.
In ogni caso, non è possibile accedere al reddito di cittadinanza per tutti coloro che non aggiornano l’ISEE, entro il 31 gennaio. Tuttavia, la disciplina prevede che i pagamenti del sussidio riprendano qualora venga presentato il nuovo indicatore e nel caso in cui siano soddisfatti i requisiti inseriti nel decreto.
In base alle disposizioni del 2022, la revoca per il reddito di cittadinanza scattava se il beneficiario:
Mentre nel 2023 rischieranno di perdere il beneficio economico coloro che:
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