Una nuova proposta che arriva direttamente dall’Europa vorrebbe che le persone andassero in pensione a 64 anni, in ritardo rispetto ad adesso, e con un assegno minimo garantito. L’idea non è piaciuta a tutti: ecco che cosa è stato detto.
Il sistema pensionistico è un tema scivoloso e spinoso non solo in Italia, ma in diversi paesi del ‘vecchio continente’. È un argomento che coinvolge tutta la cittadinanza e spesso divide le stesse correnti politiche. Attualmente sta facendo discutere la proposta di una nuova riforma pensionistica che potrebbe arrivare presto anche in Italia.
Tra età e contributi versati, sono in tanti a farsi i conti per capire quando uscire dal mondo del lavoro e se è in procinto di arrivare anche per loro il momento di dedicare più tempo alla propria famiglia, alle passioni, agli hobby e quant’altro. Non stupisce, quindi, che il tema pensionistico sia uno dei più dibattuti all’interno della politica. Basti pensare che durante la campagna elettorale per le elezioni politiche italiane è stato un argomento che aveva coinvolto tutte le coalizioni e i partiti.
La novità che arriva dall’Europa è una proposta per far andare in pensione a 64 anni con un assegno minimo garantito. L’idea è del governo francese che ha lanciato questa possibilità. La premier Elisabeth Borne ha annunciato martedì 10 gennaio le linee generali in merito alla controversa riforma delle pensioni. Questa evidenzia la proposta di aumentare gradualmente l’età minima di pensionamento da 62 a 64 anni con 1200 euro al mese.
I lavoratori che vogliono sapere quando prenderanno di pensione possono avvalersi del sistema di calcolo che consente di determinare il valore dell’assegno INPS in base allo stipendio percepito. Un metodo di calcolo introdotto dalla riforma Monti-Fornero. La novità del governo francese è quella d’innalzare progressivamente l’età minima di pensionamento: da 62 anni, attualmente in vigore, a 64 anni entro il 2030. Una proposta che arriva nell’ambito di un piano di riforma pensionistica globale.
Un’idea che però non è piaciuta ai sindacati e ai lavoratori, che hanno indetto una giornata di sciopero e manifestazioni il 19 gennaio. Il dissenso per la manovra riguarda soprattutto l’innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni. Il disegno di legge prevede che l’età pensionabile legale si sposti di tre mesi all’anno dal 1° settembre, fino a 64 anni. Questo ha annunciato il primo ministro francese Elisabeth Borne nella conferenza stampa di martedì 10 gennaio.
Il tetto sarà fissato a 63 anni e 3 mesi nel 2027, per poi raggiungere il target di 64 anni nel 2030. Inoltre, per ottenere l’assegno pensionistico completo, tranne per alcune professioni, sarà necessario versare contributi per 43 anni a partire dal 2027. Tuttavia, le persone che vanno in pensione a 67 anni continueranno a percepire automaticamente una pensione completa, anche se non hanno lavorato per 43 anni.
Un aumento che strizza l’occhio alla categoria dei lavoratori autonomi, con maggior riguardo ai commercianti e agli artigiani che attualmente percepiscono pensioni modeste, al di sotto dei 1000 euro. È per questo che il governo francese aumenterà l’assegno a partire proprio da quest’anno. Per le persone con disabilità, invece, viene mantenuta la pensione a 62 anni.
Se imprese e i partiti di destra hanno reagito positivamente alla presentazione del disegno di legge, la Sinistra e tutti i sindacati dei lavoratori si sono opposti con forza al progetto di riforma che hanno definito “brutale”. Gli otto maggiori sindacati del Paese hanno ritenuto all’unanimità che la riforma sia una violazione dei diritti dei lavoratori, in quanto non equa poiché andrebbe a colpire la parte più debole dei lavoratori, le cui condizioni lavorative sono più difficili. Perciò hanno indetto uno sciopero generale per il prossimo 19 gennaio con l’obiettivo di far fare marcia indietro al governo.
La politica italiana non si è espressa in merito alla questione francese. A dir la verità, la riforma proposta dalla premier Borne non è nemmeno lontanamente paragonabile alla legge Fornero il cui requisito anagrafico per andare in pensione è pari a 66 anni e 7 mesi, tranne per le donne nel settore privato per le quali la soglia è pari a 65 anni e 7 mesi.
Tra gli obiettivi del governo Meloni c’è quello di una modifica strutturale della legge Fornero. È partito un confronto fra le parti sociali e l’esecutivo nel quale i sindacati chiedono una flessibilità in uscita da 62 anni, riconoscimento del lavoro di cura e pensione di garanzia. In pratica, una marcia indietro dall’austerità che ha dominato la politica economica.
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