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Economia

Buoni fruttiferi, la mossa anti-stagnazione: ecco quanto rendono

Published by
Damiano Mattana

I Buoni fruttiferi rappresentano il compromesso giusto per un investimento sicuro. Con prospettive variabili (ma sempre interessanti).

La pandemia ha notevolmente alzato il quantitativo di denaro in stato di giacenza sui conti correnti dei risparmiatori. Un trend accresciuto dall’instabilità dei mercati e, di conseguenza, dall’aumento del rischio sugli investimenti.

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Una situazione direttamente connessa alla crisi economica innescata dalla pandemia e, di rimando, all’accresciuto timore di una nuova fase di instabilità. Abbastanza critica da richiedere una disponibilità di denaro immediata. Il problema, evidenziato in primis dagli istituti di credito, è che tale atteggiamento prudente finisce inevitabilmente per ripercuotersi sull’efficacia stessa del denaro. Il quale, lasciato in giacenza anche in somme rilevanti, finisce per produrre un costo piuttosto che rappresentare una potenziale fonte di reddito emergenziale. Non a caso, le banche hanno a più riprese invitato i correntisti a “movimentare” il proprio denaro. Investendolo magari in strumenti di sicuro rendimento piuttosto che contribuire a una deriva di stagnazione.

Lo stesso ha fatto Poste Italiane che, in quanto istituto di credito, ha messo a disposizione dei propri clienti una vasta gamma di prodotti. Tutti volti alla produzione di interessi a favore dei risparmiatori. In questo senso, i Buoni fruttiferi rappresentano lo strumento d’eccellenza. Sia per la garanzia concessa da Cassa Depositi e Prestiti (quindi un sigillo statale), sia per la multiforme offerta, che diversifica il prodotto e lo avvicina anche ai risparmiatori meno avvezzi agli investimenti. Di recente, peraltro, Poste ha potenziato il servizio, disponendo un novero di Buoni fruttiferi in grado di offrire rendimenti interessanti anche a fronte di una chiusura a breve termine. In sostanza, a un investitore oculato, non sfuggirà l’opportunità di rientrare di un interesse rilevante a nemmeno un lustro dal proprio investimento.

Buoni fruttiferi, la grande chance: quanto rendono con 7 mila euro

Dal momento che di Buoni ne esistono diversi, con rinnovamento pressoché periodico delle offerte, viene da chiedersi quanto, effettivamente, andrebbe investito per garantirsi un rendimento appropriato. Premesso che le somme in giacenza variano da correntista a correntista, un risparmiatore medio è in grado di accumulare potenzialmente somme che oscillano tra 5 mila e 7 mila euro. Cifre non elevate ma nemmeno irrilevanti. Anzi, solitamente, un buono concede spazio agli investimenti non troppo onerosi, in quanto indicato anche per lavoratori ordinari, con stipendi commisurati al contribuente medio. Dal 4×4 al 3×4, fino al nome forte del momento, il Buono Rinnova, l’emissione da parte di CdP e la garanzia statale assicurano di fatto il rendimento. In pratica, a fronte di un investimento di qualunque somma, la maturazione degli interessi a favore del risparmiatore sarebbe assicurato.

Il Buono Rinnova, lanciato come forma di rimborso sui buoni scaduti (ma rimborsati a partire dal 20 settembre 2022), permette di rientrare in possesso dei propri risparmi, maggiorati, entro 6 anni. Con flessibilità di rimborso anche dopo 3 anni, ossia da quando il Buono inizierà a fruttare i propri interessi. Al momento, il rendimento annuo lordo a scadenza è pari al 3,25% (2% per chi ritira dopo il primo triennio). Occorre comunque considerare la tassazione agevolata al 12,5%. Detto questo, risulta evidente che molto dipenderà dalla tipologia di Buono che si andrà a prediligere. È interessante notare, però, che Poste stessa ha disposto una piattaforma di simulazione che, sulla base del capitale disponibile, consente di determinare quale sarebbe lo strumento più adatto alle nostre esigenze.

Una simulazione utile

I Buoni fruttiferi permettono investimenti sia a medio-lungo che a breve termine. E, a fronte di un capitale di partenza pari a 7 mila euro (cifra media ipotetica), sarà il sistema stesso a indicare il ventaglio di possibilità. Ad esempio, se l’obiettivo è tornare in possesso di una cifra potenziata da un periodo di investimento non brevissimo ma nemmeno troppo lungo, il Buono Rinnova consentirebbe un rientro (a scadenza) di 8.295 euro. Interessante, sempre sui 6 anni, la prospettiva per i Buoni 3×2, fra i più gettonati, con interessi riconosciuti ogni tre anni a partire dal primo triennio. Alla scadenza, i 7 mila diventerebbero 7.772,75 euro.

Cifre più contenute ma scadenza più breve per il Buono 3 anni plus, con interessi riconosciuti solo a scadenza e, in prospettiva, un guadagno di circa 300 euro (7.279,78). Infine, in una prospettiva di investimento a 4 anni con sottoscrizione periodica e automatica, il Bfp Risparmio Semplice consentirebbe 7.635,85 euro di rendimento, a patto che vengano effettuate non meno di 24 sottoscrizioni. Va ricordato, e non è un dettaglio, che tali cifre costituiscono un valore di rimborso netto.

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