Per il 2023, gli italiani possono fare riferimento anche al bonus ristrutturazione. Un’agevolazione che permette di sistemare casa tramite una riduzione del 50% della spesa. Vediamo come funziona e quali sono i lavori concessi.
Anche il 2023 sarà un anno in cui molti bonus potrebbero innescare l’attenzione di tantissimi cittadini. Nonostante alcuni sono stati fermati dall’attuale esecutivo, altri anno avuto il via libera anche per quest’anno. Tra questi troviamo l’agevolazione che mette in atto una riduzione di prezzo in caso di ristrutturazione della propria abitazione.
Il bonus ristrutturazione è stato previsto nella legge di Bilancio del 2022. Questa misura, però, non è stata toccata in alcun modo dall’attuale esecutivo. Cosa che le garantisce non solo la presenza nel 2023 ma anche nel 2024. Il meccanismo, dato le mancate modifiche, resta uguale: sia nell’aliquota di detrazione fiscale che nei lavori permessi.
Sappiamo bene come le agevolazioni possono dare una mano in questo momento a dir poco difficile. Spostandoci in un altro ambito, ad esempio, il bonus benzina ha ricevuto la proroga. Segno di come in certi settori si voglia continuare a dare una mano ai cittadini. Stesso discorso vale per il bonus ristrutturazione. Ma vediamo insieme i vari elementi che portano a questo bonus.
Il processo creato attorno a questa agevolazione rimase uguale: si parla di una detrazione divisa su 10 quote annuali con cifra che non cambia mai. Il rimborso è di metà dei costi sostenuti. Se si supera il limite, ritorna indietro parte della cifra spesa. Questa deve avvenire tramite la dichiarazione dei redditi oppure del modello 730. Possibilità anche con il modello Redditi Persone Fisiche. Con una data, quella del 16 marzo dell’anno successivo, da non trascurare.
Per chi sosterrà spese nel 2023, dovrà dichiarare il tutto entro il 16 marzo 2024. Stesso vale, ma per il 16 marzo 2023, per chi ha effettuato lavori nel 2022. Ma non c’è solo la strada della detrazione ma anche quella di cessione del credito oppure dello sconto in fattura. In questi casi, la comunicazione all’ente deve essere fatta da un esperto che ha dato il visto di conformità.
La documentazione da presentare su richiesta riguarda: la domanda di accatastamento, le ricevuto di pagamento dell’imposta comunale. Si segue la delibera dell’assemblea per i lavori e la tabella della ripartizione delle spese, dichiarazione di consenso all’esecuzione dei lavori e concessioni, autorizzazioni o dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà che indica sia la data di inizio che l’adeguatezza delle spese.
Passiamo al capitolo su chi spetta questo bonus. Può essere fatta richiesta da tutti i contribuenti che pagano le imposte sui redditi, che siano residenti o meno in Italia. Nello specifico troviamo: i proprietari o nudi proprietari; titolari di diritto reale di godimento, locatori e comodatari; soci cooperative, imprenditori individuali, chi produce un reddito in forma associata. In questi ultimi due casi si parla di strutture che non rientrano nell’ambito di merce o beni strumentali. Accesso alla riduzione anche per i futuri proprietari.
I lavori che concedono questo bonus sono: i lavori di manutenzione ordinaria, straordinaria, restauro, risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia. Questi devono essere effettuati su parti comuni di edifici residenziali. Gli interventi sono indicati nell’articolo 3 del Dpr 380/2001 alle lettere a, b, c e d; possibile anche per lavori di manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia effettuati su singole unità immobiliari residenziali di qualsiasi categoria catastale, anche rurali e pertinenze.
Si può anche accedere al bonus procedendo ad una manutenzione ordinaria come l’adeguamento delle altezze dei solai o lavori di questo tipo. Se si procede a lavori che consentono un risparmio energetico, c’è l’obbligo di comunicazione entro 90 giorni dalla fine dei lavori all’Enea. Possibilità anche per chi esegue operazioni in proprio. La detrazione scatta in base ai materiali acquistati e sfruttati.
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