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Economia

Incubo canone d’affitto, che stangata: tutta colpa dell’inflazione

Published by
Floriana Vitiello

Il 2023 sarà un vero e proprio incubo canone d’affitto. L’inflazione si farà sentire anche in questo settore.

Nel 2022 è stato caratterizzato da un tasso d’inflazione particolarmente alto. Ma gli analisti del settore prevedono che l’andamento del tasso seguirà lo stesso trend anche nel 2023.

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Dunque, il nuovo anno sarà anch’esso caratterizzato da rincari in molti settori. La stangata arriverà anche per i canoni d’affitto, in particolar modo per alcune tipologie di contratti.

Incubo canone d’affitto: aumentano i costi

L’aumento del tasso di inflazione, che ha caratterizzato tutto il 2022, ha avuto effetti sulla maggior parte dei settori. Di fatto, il fenomeno, oltre a svalutare il potere d’acquisto di salari e pensioni, ha determinato l’aumento dei costi dei generi di prima necessità e non solo.

Per il 2023, si attende un vero e proprio anno da incubo per chi paga il canone d’affitto. Anche in questo caso, i rialzi dei canoni d’affitto sono legati al tasso d’inflazione.

Dopotutto, così come è prevista la rivalutazione delle pensioni in base al reale costo della vita, la legge prevede una rivalutazione dei canoni d’affitto in base ai dati forniti dall’ISTAT.

A quanto pare, anche il valore del canone di affitto rappresenta un costo che deve essere adeguato all’andamento dei prezzi, con lo scopo di allineare gli importi dell’andamento dell’economia del paese.

Ecco spiegate le ragioni che determineranno l’incubo canone d’affitto, nel 2023.

Tuttavia, occorre specificare che non tutti i canoni d’affitto saranno sottoposti a rivalutazione. Quest’opportunità, infatti, deve essere espressamente indicata nel contratto di locazione stipulato tra locatore e locatario.

Infatti, per legge, solo i contratti in cui è presente la clausola che prevede l’adeguamento del canone d’affitto alle variazioni rilevate dall’ISTAT subiranno un aumento.

Adeguamento affitto obbligatorio

In base a quanto stabilito dalla legge, alcune categorie di contratti di locazione subiscono annualmente la rivalutazione del canone, tenendo conto delle rilevazioni fatte dall’ISTAT.

In pratica, per questi tipi di contratti è previsto l’adeguamento dell’importo in base al reale costo della vita.

Tuttavia, la legge prevede quest’opportunità solo in presenza di una clausola inserita nel contratto stipulato tra le parti.

Pertanto, i contratti in cui non è stata inserita la suddetta clausola, non prevedono la modifica del valore del canone di locazione.

Inoltre, i contratti d’affitto per i quali è applicata la cedolare secca non possono essere rivalutati annualmente e prevedono che il prezzo rimanga bloccato per l’intera durata dell’accordo.

Rivalutazione canoni d’affitto 2023: gli aumenti

Il 17 gennaio 2023, l’ISTAT ha pubblicato l’indice dei prezzi al consumo che permetterà di effettuare le rivalutazioni monetarie, in base ai dati raccolti a dicembre 2022.

Per capire in che modo i canoni di affitto saranno adeguati all’attuale indice ISTAT occorre prendere al riferimento l’indice ISTAT FOI, relativo al mese precedente alla scadenza del contratto.

Generalmente, i contratti che prevedono la formula 4 anni + 4 anni subiscono una rivalutazione del 100% dell’indice ISTAT FOI. Per i contratti di locazione commerciale, che solitamente seguono la formula 6+6, la rivalutazione prevista è del 75%.

Per capire quale sarà il valore della rivalutazione in termini economici, occorre moltiplicare il canone di affitto annuo per l’indice Istat. Il risultato ottenuto dovrà poi essere moltiplicato per la percentuale di rivalutazione prevista (100%, 75% o qualsiasi altra percentuale e stabilità in sede di sottoscrizione del contratto).

Così facendo si ottiene l’importo anno rivalutato, che andrà poi diviso per 12 mensilità, per scoprire qual è l’esborso mensile che bisognerà sostenere.

Generalmente le oscillazioni relative alla rivalutazione del canone di locazione non sono particolarmente alte. Tuttavia, quest’anno gli inquilini potrebbero essere schiacciati dal peso dell’impennata dell’inflazione che provocherà un aumento considerevole.

Per fare un esempio pratico: se il canone, al 31 dicembre 2022, ammontava a 1000 euro al mese, è probabile che, nel 2023, bisognerà sostenere un esborso mensile maggiorato di 113.

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