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Bonus assunzione under 36, ottima idea: ma aiuterà davvero i giovani?

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Floriana Vitiello

Scopriamo in cosa consiste il bonus assunzione under 36 e se avrà davvero un impatto positivo sull’occupazione italiana.

Con l’approvazione della Legge di bilancio 2023 è stato prorogato, fino al 31 dicembre 2023, il bonus assunzione under 36. Grazie a quest’opportunità, i datori di lavoro che assumono giovani con meno di 36 anni di età, con un contratto a tempo indeterminato, possono beneficiare di uno sgravio contributivo.

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Lo scopo del bonus è quello di promuovere l’occupazione giovanile, nella speranza di dare nuova linfa al mondo del lavoro.

Le aziende che utilizzeranno il bonus assunzione under 36 potranno usufruire di un esonero contributivo del 100%, per i primi tre anni, entro il limite massimo di 8.000 euro all’anno.

Purtroppo, il bonus può essere utilizzato solo dalle aziende e dalle attività produttive che si trovano nelle regioni del Sud Italia.

Bonus assunzione under 36: scopriamo di cosa si tratta

Le attività produttive che operano nel Sud Italia hanno la possibilità, anche nel 2023, di beneficiare dell’esonero contributivo per le nuove assunzioni a tempo indeterminato.

La misura è stata prorogata dalla Legge di bilancio e dà la possibilità ai datori di lavoro di beneficiare di uno sgravio contributivo del 100%, per i contratti a tempo indeterminato, stipulati con dipendenti under 36.

Con l’introduzione e la proroga del bonus, il governo intende dare una spinta occupazionale al Mezzogiorno d’Italia.

L’esonero contributivo, di cui potranno beneficiare i datori di lavoro del Sud, ha una durata di 48 mesi.

In base alle disposizioni fornite dal legislatore, per usufruire del bonus è necessario essere datori di lavoro privati. L’esonero interessa solo il versamento dei contributi previdenziali nelle casse dell’INPS, ma non riguarda i premi e i contributi INAIL.

Sebbene la misura sia stata prorogata anche per il 2023, essa prevede una novità rispetto allo scorso anno. In particolare, i datori di lavoro potranno accedere ad uno sgravio maggiorato di 2.000 euro all’anno, rispetto al 2022.

Impatto della misura sull’occupazione al Sud

In base ai dati forniti dall’INPS, il bonus assunzioni under 36 ha avuto un impatto complessivo positivo sull’occupazione nel sud d’Italia.

In particolare, nel 2019 si è registrato un valore di 776.000 nuove assunzioni a tempo indeterminato, che hanno beneficiato dello sgravio contributivo.

Nel 2020, invece, le variazioni contrattuali e le assunzioni effettuate beneficiando delle agevolazioni contributive hanno superato il milione di unità. Per arrivare, nel 2021, ha più di due milioni, su circa 8 milioni di attivazioni complessive.

A conti fatti, l’incidenza del bonus sul mondo del lavoro ha subito una progressiva crescita passando dal 9% del 2019 al 16% del 2020 e al 26% del 2021.

Va ricordato che nel 2020 è stato istituito anche l’incentivo lavoro. Si tratta di un’altra agevolazione contributiva destinata ai datori di lavoro che assumono a tempo indeterminato soggetti disoccupati. Tale agevolazione è stata accessibile nel 2020, su tutto il territorio nazionale.

Tuttavia, a conti fatti, il ricorso all’incentivo è stato piuttosto modesto. Fermo restando che, il 2020 è stato anche l’anno della pandemia: fenomeno che ha sicuramente inciso negativamente sui numeri.

Nel 2021, poi, sempre per effetto della pandemia, si è registrato un forte aumento del numero di rapporti agevolati. In particolare, rispetto al 2020, la variazione ha registrato un +99% e addirittura un +160% rispetto al 2019.

Questi dati estremamente incoraggianti sono stati influenzati dall’estensione, anche al 2021, dell’esonero “Decontribuzione a sud”. Non a caso le assunzioni effettuate beneficiando di tale agevolazione sono state il 61% di tutti i rapporti di lavoro agevolati.

Il costo del lavoro: una nota dolente

Tutto ciò testimonia ancora una volta che il costo del lavoro in Italia è un enorme impedimento allo sviluppo dell’occupazione.

Le aziende devono farsi carico di:

  • Retribuzione
  • Contributi previdenziali e assicurativi
  • Accantonamenti per TFR
  • Accantonamenti per altri posti
  • Oneri stabiliti dalla contrattazione collettiva applicata.

A pesare particolarmente i suoi datori di lavoro e a frenare lo sviluppo occupazionale sono soprattutto le tasse e i contributi previdenziali, che le aziende sono tenute a versare in qualità di sostituti d’imposta.

Attualmente il cuneo fiscale italiano (il rapporto tra l’ammontare delle tasse pagate dal lavoratore e il costo totale per il datore) è pari al 46,5%. Sebbene si tratti di un dato in calo rispetto agli anni passati, questo valore conferma che l’Italia ha un cuneo fiscale tra i più gravosi tra i paesi industrializzati.

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