Qual è l’età massima per mantenere un figlio in caso di separazione o divorzio? La Legge ha le idee piuttosto chiare, scopriamo gli esiti di varie sentenze.
Un padre che versa mensilmente gli alimenti al figlio non dovrà farlo per tutta la vita. Ci sono dei limiti da rispettare.
Nel momento in cui c’è una separazione o un divorzio il Giudice accorderà ai figli un assegno di mantenimento che il padre (in casi eccezionali la madre) è tenuto a versare mensilmente. Il dovere di prendersi cura dei figli spetta, infatti, ad entrambi i genitori sia che vivano sotto lo stesso tetto sia che gli incontri risultino più o meno sporadici. La somma erogata dipenderà da diverse variabili ma dovrà essere sufficiente per garantire alla prole la soddisfazione dei bisogni primari e secondari. La domanda è fino a quando il padre dovrà mantenere i figli. La maggiore età non è una discriminante mentre lo è l’indipendenza economica. Se il ragazzo o la ragazza studia all’università e non lavora sarà ancora obbligo del genitore mantenerlo, se lavora il diritto decadrà. Ma andiamo nei dettagli perché la questione è molto più spinosa.
La Cassazione non ha dubbi, non è compito del padre mantenere il figlio a vita. Esiste un limite al mantenimento ed è stato fissato nei 34 anni. Prima di questa età è considerato ancora lecito e possibile che l’erede non abbia ancora trovato un’occupazione o terminato un lungo percorso scolastico (università, dottorati, master, specializzazioni mediche). Ma al raggiungimento dei 35 anni l’inoccupazione risulta inammissibile.
A 35 anni non avere un lavoro significa, per la Legge, essere pigro e la “colpa” è solamente del figlio e della sua mancanza di applicazione nella ricerca di un’occupazione. Aspettare l’occasione perfetta è concesso fino a 34 anni, poi bisognerà accettare qualsiasi proposta capiti anche se non in linea con i propri studi o preferenze.
La soglia dei 34 anni non è univoca. I giudici possono emettere verdetti a favore del padre – con riferimento alla cancellazione dell’assegno di mantenimento – anche prima di questa età. Tutto dipende dal contesto generale, dai motivi per il quale è necessario che il padre mantenga ancora il figlio.
Facciamo qualche esempio sul perché il mantenimento potrebbe finire anche a 19, 24, 28 anni. Il ragazzo ha terminato gli studi, non vuole iscriversi all’università ma non cerca un lavoro (e le occasioni non mancano). Il figlio ha trovato un lavoro ma si licenzia per tornare a trastullarsi sul divano. Oppure il figlio o la figlia sono iscritti all’Università ma raramente danno esami e l’impegno nel finire gli studi è prossimo allo zero. In poche parole, i figli che si adagiano sull’assegno di mantenimento del padre per non assumersi responsabilità ed evitare di pianificare un futuro lavorativo perderanno il diritto di essere mantenuti. Questo dice la Legge.
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