La pensione minima aumenterà nel 2023 ma non per tutti i pensionati. La platea dei beneficiari dell’intervento nella Legge di Bilancio è ristretta.
Una perequazione che sarà più importante per alcuni pensionati piuttosto che altri. Le somme sono state tirate e questo è il risultato.
La richiesta di più soldi da parte degli italiani non è legata alla soddisfazione di “capricci” ma di necessità. Mutui, bollette, spesa alimentare, abbigliamento, materiale scolastico, l’aumento del costo della vita ha reso le uscite delle famiglie più onerose ma come supportarle se non c’è un adeguamento contemporaneo di stipendi e pensioni? Lo si dice da mesi e la Legge di Bilancio avrebbe dovuto portare un miglioramento. Sarà così? Le casse dello Stato non dispongono di risorse illimitate e le decisioni sono state prese conteggiando nei minimi dettagli i soldi a disposizione. La manovra fiscale ha un costo di 35 miliardi di euro, 21 dei quali riservati alla questione caro-energetico (troppi?). Gli interventi in progetto sono tanti tra cui il taglio del cuneo fiscale e l’aumento delle pensioni minime rimanendo nell’ambito di nostro interesse. Eppure i cambiamenti non soddisfano tutti i contribuenti.
Ricordate quando qualcuno pochi mesi fa prometteva pensioni minime a mille euro? Ebbene non accadrà, sogni infranti davanti ad una realtà italiana che non permette tale passo. Aumenti ci saranno grazie alla rivalutazione delle pensioni al 7,3%. Saranno progressivi e dipenderanno dall’importo del trattamento ricevuto con la perequazione al 100% che scatterà solamente per chi ha un’entrata inferiore a quattro volte il trattamento minimo.
L’aumento delle minime fino a sfiorare i 600 euro sarà garantito, dunque, dalla rivalutazione annuale. Nessun intervento prevede l’aumento automatico delle minime alla soglia dei 600 euro per gli over 70. Non è stato possibile far scattare da subito questo incremento che avverrà presumibilmente nel 2024 fermo restando la soddisfazione del requisito reddituale ossia il limite di 9.600 euro all’anno.
Con riferimento alle pensioni minime e agli aumenti nel 2023 legati alla perequazione occorre aggiungere un altro punto della Legge di Bilancio. Gli scaglioni reddituali saranno differenti rispetto al 2022. Questo per soddisfare un obiettivo del Governo Meloni, rendere la perequazione più proporzionale al reddito. L’ordine scaglionato non esclude, comunque, incrementi anche per i pensionati più ricchi ma la percentuale applicata sarà inferiore rispetto al 7,3% di chi riceve una pensione inferiore a quattro volte il TM. In più è previsto un bonus per gli over 70 che fa arrivare la perequazione all’8,7% circa. Ecco che si tocca il tetto dei 600 euro, promessa mantenuta anche se non completamente.
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