In attesa della nuova riforma, scopriamo cosa è stato previsto per gli scatti di adeguamento pensione. Potrebbero esserci brutte notizie.
In base all’attuale riforma delle pensioni, ovvero la legge Fornero, per andare in pensione servono 67 anni di età e 20 anni di versamenti contributivi. In alternativa, i lavoratori hanno la possibilità di accedere ad una forma di pensionamento anticipato ordinario che prevede il versamento di 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne.
Per il biennio 2023-2024 non sono previsti scatti di adeguamento pensione in base alle aspettative di vita. Questo stop, che si protrarrà fino a 2025, riguarda anche le altre forme di pensione.
Il tema dell’assenza di scatti adeguamento pensione è uno dei punti caldi dell’agenda di governo.
Scopriamo cosa ha intenzione di fare l’esecutivo di centro-destra, in merito a questo meccanismo.
Il governo Meloni vorrebbe modificare il meccanismo relativo all’adeguamento periodico delle pensioni. Al momento, non sono previsti scatti di adeguamento pensione fino a quando non sarà introdotta una nuova riforma (2025).
L’intenzione del Governo è quello di introdurre delle formule con requisiti secchi, in modo tale che siano sostenibili per il sistema previdenziale italiano.
In sostanza, l’intenzione del Governo è quello di introdurre un meccanismo simile a quello adottato per Quota 41.
Intanto, per il biennio 2023-2024, i lavoratori potranno accedere alle attuali forme di pensionamento, di vecchiaia e anticipate.
Ad ogni modo, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, tramite un decreto, ha comunicato che a partire dal 1 gennaio 2023 avverrà un adeguamento delle pensioni pari al 7,3%.
L’adeguamento è stato calcolato in base alle variazioni percentuali degli indici dei prezzi al consumo. Si tratta di dati forniti dall’Istat, il 3 novembre 2022, e, grazie ai quali, è stato possibile formulare l’adeguamento che avverrà il prossimo anno.
In ogni caso, una parte dell’adeguamento, per le pensioni il cui valore è pari o inferiore a 2692,32 euro al mese, è già stata anticipata del 2%, nel corso del mese di ottobre. Ci stiamo riferendo alla misura introdotta dal Decreto aiuti bis, con lo scopo di offrire un sostegno economico concreto ai pensionati in difficoltà.
Di conseguenza, le persone che hanno già ricevuto una parte dell’adeguamento riceveranno la quota rimanente a gennaio.
Ad ogni modo, occorre ricordare che i dati forniti dall’Istat potrebbero subire delle variazioni e si potrebbe arrivare al conguaglio, nel caso in cui il tasso di inflazione dovesse continuare a salire.
La perequazione che avviene ogni anno a gennaio è indirizzata solo in favore delle prestazioni memorizzate nel casellario centrale delle pensioni, anche se erogate da enti diversi dall’istituto previdenziale.
Di conseguenza non beneficiano dell’adeguamento:
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