Il mastino tibetano è stato creato dall’uomo dall’incrocio di cani forti e robusti a protezione di greggi e templi. Perché oggi nessuno lo vuole?
Un grosso cane simile ad un leone frutto dell’ingegno dell’uomo, prima costosissimo ora uno scarto. Un destino segnato, per quale motivo?
Gli uomini dovevano proteggere il proprio gregge e i templi. Hanno deciso, così, di creare una razza di cane imponente e maestosa incrociando diversi esemplari forti e robusti. Il mastino tibetano è l’antenato dei molossoidi – famiglie di razze canine selezionate per lo svolgimento di specifici compiti – di oggi, a pelo lungo e corto. Molti molossi si sono estinti con il passare dei secoli, altri sono ancora tra di noi, conosciuti come i cani più forti ossia i mastini. Come già detto, siamo stati proprio noi uomini a “creare” il mastino tibetano per lo svolgimento di due importanti funzioni. La protezione del gregge – compito lasciato ai mastini meno grossi ma più agili – e delle strutture religiose – in questo caso venivano scelti i cani più imponenti e forti. Frutto di una selezione, dunque, i mastini tibetani hanno raggiunto dimensioni inimmaginabili per quei tempi – siamo nell’era protostorica, nel Medio Oriente. Alcuni pesano più di 90 chili e toccano il quintale.
Questi molossi sono noti per la loro fedeltà oltre che per l’aspetto diverso da ogni altro cane. Per diverso tempo in Cina sono stati collezionati da ricchi personaggi facendo schizzare il costo alle stelle. Cuccioli da milioni di dollari, l’apice di una gloria legata alla forza e imponenza del cane pastore. Pian piano, però, l’interesse è calato. Come spesso accade si seguono le mode e le mode passano anche se in questo caso non si tratta di un cappotto ma di un essere vivente, del migliore amico dell’uomo.
Forse la fedeltà umana è molto lontana da quella degli animali, dei cani specialmente. In poco tempo il prezzo è diminuito notevolmente e per quei ricchi i mastini tibetani sono diventati solamente un gioco vecchio di cui disfarsi. Il destino di questi molossi rappresenta chiaramente la volatilità dell’economica. Un bene oggi ricercato e costoso, domani potrebbe valere zero e non essere più ricercato.
I beni, intesi come rappresentazione di una ricchezza che dona una certa posizione nella società, cambiano velocemente. Il mastino tibetano, prima simbolo di vanto, ha conosciuto suo malgrado questo aspetto dell’economia che, finché tratta beni materiali non dovrebbe scandalizzare, ma quando riguarda una razza di cane sottolinea ancora una volta l’egoismo dell’uomo.
Un cane non dovrebbe avere un valore economico ma solamente affettivo. Ai nostri occhi dovrebbe valere milioni di dollari sempre, indipendentemente dalla presenza o meno sul mercato. Per risponde alla domanda iniziale (perché nessuno lo vuole?), dunque, non diamo la colpa all’economia volatile ma all’uomo. Al fatto che soldi, potere e posizione sociale sono più importanti dell’amore, la fedeltà e la riconoscenza che un cucciolone – 90 chili di tenerezza – può donare.
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